Racconto di Natale: Le sfide della nobiltà (Tra le pieghe del tempo)
- Lavinia
- 3 giorni fa
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Per il Calendario dell'Avvento di CHIMERE NARRATIVE, la corrente letteraria di cui faccio parte, mi è stato chiesto di ideare dei racconti natalizi a tema "Spiriti del Natale" di Charles Dickens. Ho quindi immaginato che questi fantasmi abbiano fatto visita ai protagonisti della mia saga "Tra le pieghe del tempo".
Curiosi di conoscere le loro reazioni?

RACCONTO 2: LE SFIDE DELLA NOBILTA'
Vigilia di Natale, Torino 1788
Quattro mesi prima dei fatti narrati in Tra le pieghe del tempo vol.2
Carlotta odiava il Natale. Odiava essere costretta a festeggiare, quando non c’era niente nella sua vita che le permettesse di essere felice. Intorno a lei, nel grande palazzo di famiglia, c’era un gran via vai di servitori, che si affannavano a stare dietro agli ordini della contessa sua madre.
“Dev’essere tutto perfetto per il pranzo di domani” continuava a ripetere.
Dopotutto, oltre ai soliti parenti, aveva invitato alcuni membri dell’aristocrazia piemontese e non vedeva l’ora di mettere in mostra la sua dimora e, soprattutto, lei. “Troverò un gentiluomo degno di te, vedrai” aveva detto quella mattina.
Era seguita, allora, l’ennesima discussione. Perché Carlotta non voleva saperne di accasarsi con un “gentiluomo” ; maritarsi non le interessava affatto se non poteva avere Fulvio, l’insegnante di musica che le aveva rubato il cuore.
Ma sua madre non poteva capire, non avrebbe mai capito. E allora perché piegarsi a quell’assurda farsa del pranzo di Natale? Sarebbe stato meglio non parteciparvi affatto.
“State bene, contessina?” domandò Betta, la sua cameriera personale, rimarcando la sua aria contrariata.
“Scusami, ma non ho voglia di parlare” rispose bruscamente lei. Andò a rifugiarsi nella sua camera: leggere un romanzo l’avrebbe certamente aiutata a distrarsi. Prese il primo che trovò sottomano: la Pamela di Samuel Richardson, un libro che aveva sempre amato. Iniziò a rileggere le disavventure di Pamela, la protagonista, e rimase così assorta da non riuscire a staccare gli occhi dalle pagine. A un tratto le palpebre le si fecero pesanti e le parve di scorgere un’ombra nella camera.
“Betta?” domandò, aspettandosi di veder comparire la cameriera da un momento all’altro. Ma al suo posto apparve invece una giovane donna dai capelli scuri, che indossava un abito da serva- ben più misero di quelli dei domestici del suo palazzo. Carlotta trasalì, spaventata. “Chi siete? Chi vi ha fatto entrare?”
“E’ così che mi trattate?” domandò la sconosciuta in tono risentito, parlando con un lieve accento britannico.
“Non vi conosco.”
“Ma come? Avete seguito con grande interesse tutta la mia vicenda!”
Carlotta rimase un istante a meditare su quelle parole, confusa. Poi lo sguardo le cadde sul libro di Richardson che teneva ancora in grembo. Pamela. Era proprio lei, l’eroina del romanzo! La scoperta, le provocò un’ondata di entusiasmo. “Non posso crederci, ho sempre voluto incontrarvi. Avete avuto un bel coraggio a sfidare il vostro Mr. B!” esclamò.
Pamela accennò un sorriso. “Vi ringrazio. Ma forse dopo quel che ho da mostrarvi, non mi apprezzerete più come un tempo”
“Cosa intendete dire?”
“Voglio farvi vedere qualcosa”
Pamela le si avvicinò, allungò le mani verso di lei e la toccò. A quel contatto, Carlotta sentì come un fuoco ardere nel petto. Che cosa succede?, pensò, presa dal panico. Ma un istante dopo, un’immagine comparve di fronte a lei, come se la bella camera di Palazzo Merlani si fosse smaterializzata e avesse lasciato il posto alla misera stanza di una casetta. Una donna era intenta a mettere a tavola del pane, mentre dei bambini rivestiti di stracci si arrampicavano su delle sedie sfondate. Una ragazza vestita miseramente aiutava la madre a preparare la cena.
“E’ l’ultimo Natale che passiamo insieme, Pamela. Presto andrai a lavorare da Lady B, vedrai che le cose andranno meglio.”
Poi la scena scomparve, e Carlotta si ritrovò nuovamente nella sua stanza.
“Ogni Natale era una lotta per la sopravvivenza, eppure eravamo felici” commentò Pamela.
“Mi dispiace” mormorò la contessina, sentendosi improvvisamente egoista e viziata.
“Non vi ho mostrato i miei ricordi per farvi sentire in colpa” replicò Pamela. “Ma per farvi apprezzare quello che avete. Nessuna famiglia è perfetta, e ogni persona deve fare i conti con le sfide della propria esistenza. Sono certa che voi le affronterete a testa alta e che, nonostante il diverbio che avete avuto, vostra madre vi vuole bene.”
Carlotta annuì e si sentì improvvisamente riscaldata da quelle parole.
Ha ragione. Devo apprezzare quello che ho, pensò. Di colpo si sentì una sciocca ad aver maledetto il Natale; avrebbe partecipato a quel pranzo, anche se la mancava terribilmente Fulvio, anche se i suoi genitori erano oppressivi e lei detestava i ricevimenti della nobiltà.
Prese quella decisione e fece per ringraziare Pamela per averle aperto gli occhi, ma scoprì con un certo sgomento che lei non c’era più. Era tornata tra le pagine del libro a cui apparteneva.
© Testo scritto da Lavinia Fonzi

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