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Racconto di Natale: Tra le pieghe del tempo

  • Immagine del redattore: Lavinia
    Lavinia
  • 4 giorni fa
  • Tempo di lettura: 4 min


Per il Calendario dell'Avvento di CHIMERE NARRATIVE, la corrente letteraria di cui faccio parte, mi è stato chiesto di ideare dei racconti natalizi a tema "Spiriti del Natale" di Charles Dickens. Ho quindi immaginato che questi fantasmi abbiano fatto visita ai protagonisti della mia saga "Tra le pieghe del tempo".

Curiosi di conoscere le loro reazioni?


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RACCONTO 1: IL PESO DEI RICORDI


Vigilia di Natale, Venezia 1788


Due mesi prima dei fatti narrati in Tra le pieghe del tempo vol.1




L’aria di festa era ovunque quel giorno: nei sorrisi dei volti dei passanti, nelle ghirlande che addobbavano case e botteghe, nei canti religiosi che risuonavano da un campiello all’altro. I gondolieri apparivano più allegri del consueto e persino gli alteri patrizi della Repubblica si mostravano aperti e gioviali.


Solo Richard non riusciva a prendere parte a quel momento di gioia collettiva. Camminava per le strade di Venezia perso nei suoi pensieri, e non badava a quanto lo circondava, o almeno, cercava di non badarvi. Perché quell’atmosfera di festa lo innervosiva; gli ricordava i Natali trascorsi in Inghilterra nel palazzo di famiglia, dove tutto appariva perfetto e, allo stesso tempo, vuoto. Quell’anno, per la prima volta, era lontano da casa; era libero, ma si sentiva terribilmente solo.


Richard ignorò i rintocchi delle campane delle chiese che annunciavano il calar della sera, e si avviò verso la locanda Alle due Spade.


Il locandiere lo accolse con stupore. “Non siete a festeggiare?”


Richard non rispose : si lasciò cadere stancamente su una sedia e ordinò da bere. Dimenticare, era proprio quello che ci voleva. Dimenticare il passato che si era lasciato alle spalle, le questioni lasciate irrisolte, quel terribile senso di solitudine e di vuoto…


Trangugiò il primo bicchiere senza neanche rendersene conto. Gli capitava spesso di annegare la sua malinconia nell’alcol- o nella poesia, ma quel giorno era troppo stanco per comporre dei nuovi versi. Tutto intorno a lui era silenzio; il locandiere si era ritirato per festeggiare la Vigilia di Natale con la sua famiglia. A un tratto gli parve di avvertire una strana presenza alle sue spalle: dei passi leggeri, quasi impercettibili. Sarà la mia immaginazione, pensò Richard, versandosi nuovamente da bere. Sapeva che la locanda era deserta; del resto, chi avrebbe trascorso quel giorno di festa da solo in quel luogo dimenticato da tutti?


Richard portò il bicchiere alle labbra, ma uno strano fruscio lo fece sobbalzare. <Richard” la voce, dapprima flebile, crebbe d’intensità, facendogli gelare il sangue nelle vene. Il giovane si voltò e, con un tuffo al cuore, riconobbe la sagoma familiare di un uomo anziano. Indossava una giacca di velluto ornata di ricami, che appariva leggermente larga per il suo fisico asciutto e in testa portava una parrucca bianca; ma furono soprattutto i suoi occhi, dolci ed espressivi, a colpire Richard. Perché quello sguardo l’aveva incontrato soltanto una volta nella sua vita: negli occhi di suo nonno Ralph.


Cercò di balbettare qualcosa, ma le sue labbra non produssero alcun suono. <Richard. Non mi riconosci?


“Certo che vi riconosco” disse Richard, ritrovando improvvisamente la parola. “Ma come…?” balbettò, incapace di comprendere. Suo nonno era morto quando lui aveva appena  cinque anni, non poteva essere reale. Doveva trattarsi di un sogno o di un’allucinazione. Forse aveva bevuto troppo e non se ne era neanche reso conto.


“Ogni cosa a suo tempo debito” rispose in tono enigmatico l’anziano nobiluomo. “E questo non è il tempo delle risposte. Ma piuttosto, delle domande”


Richard sospirò:  suo nonno aveva sempre avuto l’abitudine di parlare in modo misterioso ed evasivo, e quel sogno era davvero troppo realistico.


“Che cosa stai facendo, Richard?”


“Stavo bevendo, in mancanza di altra compagnia”


“Non mi riferivo a questo. Si può sapere che cosa stai facendo della tua vita?”


Richard abbassò lo sguardo. “So cosa intendete dire, ma ho dovuto farlo. Ho dovuto lasciare l’Inghilterra: non avrei mai potuto sopportare di rimanere a Brantgate Park, non dopo l’ultimo scontro che avuto con mio padre. Dovevo seguire la mia strada, capite?”


“Ti capisco e non ti biasimo per le tue scelte. Mio figlio William, tuo padre, è sempre stato troppo rigido… era ora che qualcuno lo sfidasse!” Richard sgranò gli occhi per la sorpresa: si sarebbe aspettato di tutto fuorché quella risposta.  “Ma vedo che provi dolore per la decisione che hai preso: soffri la solitudine in un paese straniero e avverti su di te tutto il peso del passato."


Richard ammutolì. All'improvviso si sentì scoperto, messo a nudo da una persona che aveva conosciuto soltanto nella sua prima infanzia.


"È vero" disse infine. "Sono libero, ma questo non mi rende più felice."


"La felicità devi trovarla dentro di te" disse il nonno. Poi accennò all'anello che Richard portava alla mano destra


"Vedo che porti ancora il mio anello. Conservalo e fai in modo che ti ricordi sempre chi sei: un Blair, sangue del mio sangue, un uomo forte, gentile e coraggioso."


"Mio padre non la pensa così" borbottò Richard.


"Io e William siamo sempre stati in disaccordo su parecchie cose. Ma non lasciare che il tuo giudizio ti scalfisca. Hai scelto una strada: percorrila a testa alta."


Richard rimase in silenzio.


"Chi siete veramente?"


"Sono lo Spirito del Natale passato. Sono venuto a rammentarti quel che ti stai perdendo a furia di tormentarti."


Richard annuì, sebbene non riuscisse a crederci. Tuttavia, parlare con lui gli aveva fatto bene; lo aveva aiutato a mettere chiarezza nei suoi pensieri e a farsi coraggio.


Fece per stringergli la mano, ma lo spirito sorrise enigmatico e sfuggì alla sua presa come se fosse fatto interamente d'aria. Un attimo dopo era scomparso.


Richard rimase un istante a guardare il tavolo dove aveva abbandonato la bottiglia di vino e il bicchiere pieno; poi girò i tacchi e, con una strana sensazione di leggerezza nell'animo, si incamminò fuori dalla locanda. Chiunque fosse, quello Spirito aveva ragione. Aveva preso la sua decisione di andarsene dall'Inghilterra, ormai; rimpiangere quel che era stato e le occasioni mancate non gli sarebbe servito a niente.


Uscì in strada e assaporò a pieni polmoni l'aria invernale: non si sentiva così sereno da molto, troppo tempo.


© Testo scritto da Lavinia Fonzi


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Scopri la mia saga di romanzi storici/time-travel ambientata nel Settecento! Tra le pieghe del tempo vi aspetta qui:


2 commenti


Paola Dassori
Paola Dassori
4 giorni fa

Che bel racconto! Mi piace tanto 😍

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Lavinia
Lavinia
4 giorni fa
Risposta a

Ma grazie, sono felice che ti sia piaciuto 😍 A presto con i prossimi!


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